Lettera aperta al Ministro della Pubblica Amministrazione avv. Giulia Bongiorno;  al Ministro della giustizia avv. Alfonso Bonafede

Alcuni giorni fa ho scritto un post sulla mia pagina di facebook: “Molti dicono che la P.A. non funziona come dovrebbe!”
Ho spiegato che, secondo la mia modestissima opinione di Direttore che lavora da un paio di decenni un Tribunale con scarsità di personale e di mezzi, non funziona per il semplice fatto che, spesso, i vari Governi di turno, hanno chiamato, a dirigere i Ministeri, personaggi politici e magistrati che spesso sconoscono il funzionamento di un apparato complesso quale un singolo Ufficio Amministrativo, figurarsi un intero Ministero.
Le nomine vengono fatte in base al “colore politico” di appartenenza e non in base alle competenze. Tanto che, anche se, fingessimo che nel 50% dei casi si può anche far coincidere il “colore politico” con la competenza, spesso le nomine non tengono assolutamente conto della competenza pratica dei “nominati” tanto che, spesso, hanno una conoscenza solo esteriore dei problemi di un Ufficio Amministrativo.
Pensiamo, ad esempio, alle nomine in sanità, ricorderete sicuramente che il Governo Prodi cadde proprio per una nomina in sanità (la moglie di Mastella, mi pare?), ecco, questo è quello che è accaduto quasi sempre.
Ma c’è una differenza di fondo, in tutto ciò, tra cd. prima Repubblica e cd. seconda Repubblica (Confidiamo nell’attuale Terza!).
Nella Prima, i Ministri, spesso sconoscevano la macchina amministrativa specifica, ma si stava molto attenti alla nomina dei Sottosegretari che, spesso, erano dei tecnici. Inoltre, le riforme venivano avvalorate dai singoli direttori generali (ancora più tecnici dei sottosegretari), per cui non c’era il pericolo che si facesse qualche danno nella struttura amministrativa.
Nella Seconda Repubblica, invece, si è pensato che uno che “dice di essere competente” (senza esserlo), basta che lo affermi con sicurezza, ed automaticamente viene considerato competente, basta che sia del “colore politico” giusto.
Non è così, come abbiamo potuto vedere.
Bene, adesso (Terza Repubblica?) c’è un Governo che si autodefinisce “Del Cambiamento”, io sono molto fiducioso del fatto che sia davvero un “Governo del Cambiamento”, ma alcuni fatti mi hanno lasciato un po’ perplesso sulla effettiva voglia di cambiare.
Naturalmente, spero di sbagliarmi, non possiedo una “palla di vetro”, ma da buon Siciliano ho molti difetti: sono permaloso (mi secco quando uno che non conosce il mio lavoro, lo critica), orgoglioso (voglio fare bene il mio lavoro per orgoglio, quindi devo farlo bene), testardo (non accetto che mi si dica che sono un fannullone, per il semplice fatto che non lo sono), e via discorrendo.
E tutti questi difetti mi portano ad essere sospettoso quando vedo qualcosa che mi lascia perplesso, naturalmente il semplice sospetto, può essere fugato immediatamente da semplici “fatti consistenti” che facciano capire chiaramente che si tratta di un semplice sospetto.
Passiamo, ora, a quelle che sono le mie perplessità sul nuovo Governo. Ma attenzione, ci tengo a dirlo, ritengo che se vuole davvero cambiare lo stato di cose, mi piace. Ma, Purtroppo, non basta dichiararlo, occorre anche fare quelle cose che costituiscono un reale cambiamento!
Le mie perplessità, per ora, sono due:
Prima perplessità)
Le esternalizzazioni del Nuovo ministro per la Pubblica Amministrazione, l’avvocato Giulia Bongiorno (Un avvocato di grande levatura (Si sono affidati a lei Giulio Andreotti, Francesco Totti, Vittorio Emanuele di Savoia, Gianfranco Fini, Raffaele Sollecito nel processo sull’omicidio di Meredith Kercher). Quindi, le premesse sulla professionalità ci sono tutte.
Ma sono rimasto perplesso (spero che i fatti mi diano torto) quando ha annunciato un “cambio di passo” nel contrasto dei “furbetti del cartellino”. Perplesso, per il semplice motivo che si parli di “furbetti” come di miei colleghi. I furbetti, naturalmente ci sono, ma si tratta di piccoli delinquenti ed in quanto “delinquenti comuni” sono presenti nella P.A. nelle stesse identiche percentuali in cui sono presenti tra i politici, tra gli avvocati, tra i giudici, tra i commercianti, tra gli industriali, gli operai, ecc. Tutti assieme costituiscono il vero problema dell’Italia. La cosa che mi lascia di stucco sta nel fatto che il ministro ha cominciato a parlare di impronte digitali, ma solo per gli impiegati della P.A., come se solo i pubblici dipendenti avessero la possibilità di delinquere. Naturalmente, è chiaro che la possibilità di commettere reati sia molto più grave in altri settori, perché non si prendono in esame anche quei settori?
Comunque, quelle regole (la regola di essere presenti nel posto di lavoro, salvo il diritto alle ferie o alla malattia), vi svelo un segreto: “Quelle regole ci sono sempre state” (fin dai tempi dell’Impero Romano). Non è che un bel giorno è arrivato il sig. Brunetta e si è inventato che chi esce dal lavoro senza permesso viene punito. Chi si assentava senza permesso era punito anche prima. Nessuna vera modifica quindi. Ma la cosa grave è che se ne torni a parlare in termini generali, coinvolgendo tutti quegli impiegati che ogni giorno lavorano con impegno e spirito di sacrificio. Mica tutti i lavoratori privati e/o autonomi, sono ligi al lavoro, mentre tutti i pubblici dipendenti, non lo sono!
Il ministro ha parlato di Controlli più frequenti, ispezioni a sorpresa, ma soprattutto, dell’introduzione del rilevamento delle impronte digitali.
Ma, signor Ministro, mi perdoni, ma non è così che si risolve il problema.
Il rilevamento delle impronte digitali, offende solo il Pubblico dipendente che lavora sul serio, perché chi non lavora, può benissimo stare alla scrivania per sette ore a leggersi il giornale se può permettersi di assentarsi per ore senza che nessuno se ne accorge. Faccio un esempio, io non ho sicuramente il tempo di leggere il giornale (a volte, neanche di andare in bagno), se mi assento mezz’ora (con regolare permesso autorizzato) mi ritrovo del lavoro (spesso urgente) da fare nell’immediato. Mentre se uno ha tutto il tempo di assentarsi comodamente dall’ufficio, è sicuramente uno che non doveva essere neanche assunto, per il semplice fatto che non serviva, per cui, per favore, non scarichiamo le colpe sui lavoratori che lavorano nelle attuali condizioni, in particolare nella giustizia, dove le carenze di organico sono evidenti a tutti, soprattutto a chi, come i due sigg.ri ministri destinatari della presente lettera aperta. Quindi si agisca di conseguenza, anziché ripetere solo slogan “brunettiani”.
Naturalmente, vorrei porre l’accento sul fatto che ad offendersi per simili dichiarazioni, appunto “Brunettiane”, è solo chi lavora seriamente, e non il furbetto, che si limiterà a cambiare il suo comportamento esteriore adattandolo alle nuove regole, comprese le impronte digitali (magari tagliando la mano al collega lavoratore).
Seconda perplessità)
Il ministro della Giustizia (parlo solo di questa Amministrazione, che conosco bene) ha nominato tre magistrati a Capo del suo gabinetto, non discuto naturalmente sulla loro professionalità (sicuramente valida), ma sarebbe stato molto più proficuo ed opportuno nominare anche uno staff di Dirigenti amministrativi e Quadri Direttivi (Direttori) che conoscesse bene la macchina amministrativa dal punto di vista dei dipendenti degli Uffici Giudiziari (infatti sono gli amministrativi che con il 50% dell’organico, fanno funzionare gli uffici ed eseguono i provvedimenti giurisdizionali). Sarei stato più contento di un gabinetto formato da tutte le forza in campo: avvocati, magistrati togati, magistrati onorari e dipendenti amministrativi. Ogni cambiamento parte da una partecipazione seria alle decisioni, ma da parte di chi lavora in tutti i vari settori in campo, non solo di una parte di essi.
Chi si pensa che dovrà attuare le riforme in tempo reale?
In proposito, posso citare un piccolissimo esempio, Una circolare del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Personale e dei Servizi proprio del 28 giugno e che io non ho ancora ricevuto personalmente (come molti di noi). Ne ho avuto conoscenza solo oggi (30 giugno) perché un collega molto efficiente l’ha diramata tramite “facebook”. Ora, proprio quella circolare dice testualmente che gli Uffici (giudiziari) dal 1 luglio 2018, QUINDI DA DOMANI, dovranno provvedere alla richiesta di recupero crediti ed alla relativa trasmissione degli atti ad Equitalia tramite SIAMM e direttamente. Chi si pensa dovrà risolvere la classica “Patata bollente”? I Direttori, che ne hanno la piena responsabilità e, prima ancora di avere avuto “Conoscenza Ufficiale” della Circolare.
PER QUANTO DETTO SOPRA, SPERO CHE SI TRATTI SOLO DI SEMPLICI PERPLESSITA’, MA SI ATTENDERANNO CON MOLTA ATTENZIONE I FATTI CHE COSTITUISCANO L’AUTENTICO CAMBIAMENTO DI CUI SI STA PARLANDO!

Federazione Sindacati Indipendenti – Unione Sindacati Autonomi Europei
Il Coordinatore Nazionale Quadri Direttivi Funzioni Centrali
Renato La Manna