IL GOVERNO SI LIBERA DELLA CONTRATTAZIONE NAZIONALE ?

Ieri, il Consiglio dei ministri, con un comma inserito nel testo della legge finanziaria, ha introdotto una norma che definire rivoluzionaria è poco. La norma, se confermata in sede parlamentare, di fatto, sarebbe una vera e propria pietra tombale sulla contrattazione nazionale di lavoro nel pubblico impiego. La busta paga del personale potrà infatti essere rivalutata «mediante atti unilaterali». E visto che una norma analoga compariva in un disegno di legge firmato anche da ex sindacalisti, ora parlamentari dell’opposizione, è assai probabile che passi.
Il governo ha quindi stanziato le risorse che ritiene opportune (circa 3 miliardi di euro),per gli aumenti che saranno distribuiti con una legge o un decreto. Insomma se le organizzazioni sindacali riterranno di firmare il testo di contratto proposto bene, altrimenti fa nulla. La firma è un optional. Il contratto si può anche non fare. Sarà il governo a decidere quanti soldi in più mettere in busta paga. Come già aveva annunciato il ministro Renato Brunetta, a dicembre potrebbe arrivare l’indennità di vacanza contrattuale (8-9 euro lordi al mese, più 115 euro una tantum di arretrati). E già da gennaio potrebbero arrivare gli aumenti che il governo considera definitivi: 65-70 euro lordi.

E non è certo un ritorno al passato. Cioè a prima del 1993 quando si instaurò l’attuale sistema basato sui contratti nazionali. Le retribuzioni dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, prima, venivano sì decise per legge, ma con una differenza sostanziale con il metodo adottato adesso dall’esecutivo Berlusconi: allora gli aumenti erano sì previsti da un atto legislativo, ma venivano preventivamente concordati con le organizzazioni sindacali; oggi invece il governo sembra voler andare dritto per la sua strada, senza alcuna concertazione. Ha indicato autonomamente, nella manovra economica, i soldi disponibili, e non intende aprire trattative per aggiungere altre risorse. Verrebbe insomma applicato l’approccio già teorizzato in alcune occasioni dal Ministro Brunetta: «Anche se non c’è l’accordo con i sindacati, si deve andare avanti».

Ogni Governo è libero di assumere i provvedimenti che vuole. I diritti dei lavoratori però non possono essere messi pesantemente in discussione.

Se cosi davvero fosse la FSI non starebbe certo a guardare.