In più occasioni, nel corso degli ultimi due anni, Mons. Carlo Liberati, Prelato emerito di Pompei, ha rilasciato a “La Fede quotidiana”[1] interviste sul tema dei migranti, che evidenziano una posizione alquanto diversa da quella che normalmente si attribuisce alla Chiesa Cattolica e che coincide con un’accoglienza indiscriminata e totale, aperta a tutti.

Considerata l’autorevolezza del personaggio, non possiamo attribuire le sue riflessioni ad una semplice posizione personale; piuttosto, ci sembra di veder emergere, al’interno della Chiesa, un punto di vista diverso, sicuramente più pragmatico e realista, sintomo evidente di un dibattito aperto all’interno della stessa.

Per usare la massima correttezza senza correre il rischio di interpretazioni errate, riportiamo tre stralci di alcune interviste rilasciate da Mons. Liberati alla fonte citata, tra aprile 2016 e giugno 2018.

“… il cristiano deve amare tutti, senza distinzioni di etnia. Però mi accorgo che tanti cominciano a capire come stanno le cose, probabilmente tardi. I migranti in molti casi si comportano da arroganti, non chiedono permesso, hanno condotte sessuali inconciliabili con l’ Occidente. Siamo stati e siamo eccessivamente tolleranti. L’ immigrato deve rispettare la legalità, chi viene qui non può fare quello che gli pare …”

“… Senza escludere nessuno per motivi razziali, occorre sempre aiutare nell’ esercizio della carità chi ci sta più vicino. In Italia al contrario soccorriamo senza indugio chi arriva da fuori , e ci dimentichiamo dei tanti poveri italiani e dei vecchi di casa nostra che rovistano nei rifiuti, non possono curarsi e spesso sono soli anche perchè i figli se ne vanno al mare e non si curano di loro. Bisogna fare una politica che prima di tutti curi e pensi agli italiani, ai nostri giovani e ai disoccupati. Io sono un contestatore, fossi laico sarei già in piazza. Che senso ha vedere tanti migranti che al posto di ringraziare per il pasto, lo buttano, ciondolano col telefonino e fanno anche le rivolte?…”.

 

… La solidarietà è una connotazione cristiana, ma va abbinata alla prudenza, al senso di responsabilità e al realismo. Non possiamo prendere da noi tutta l’Africa e chi esclude che tra quelli che arrivano non si nascondano terroristi? Buonismo e populismo sono una rovina ,non un vantaggio…”.

Ci sembrano parole ispirate ad un profondo senso di realtà che, senza tradire lo spirito cristiano, mettono in guardia contro facili letture demagogiche del fenomeno migranti nel nostro Paese e in Europa.

Apprezziamo che all’interno della Chiesa esista questo dibattito che potrà portare la stessa ad assumere posizioni più vicine ai reali bisogni della gente, non solo dei migranti, perché l’accoglienza di tutti a tutti i costi oltre a rappresentare una utopia, sarebbe foriera di gravissime tensioni nel Paese, in termini di lavoro e occupazione, ordine pubblico, sanità, equilibri socio-culturali, con il rischio di farlo esplodere, senza quindi aiutare chi fugge da guerre, persecuzioni e carestie.

La ricetta è quella di limitare gli ingressi in ogni Paese europeo, magari in proporzione al numero degli abitanti, ai richiedenti asilo perché in fuga da guerre e persecuzioni politiche, etniche o religiose, come stabilito dall’Alto Commissariato dei Rifugiati delle Nazioni Unite: per il resto, non è e non sarà mai possibile travasare l’Africa, il Medio Oriente e parte dell’Asia in Europa, crederlo è pura follia.

 

[1] La Fede Quotidiana è un progetto editoriale per il web che ha l’obiettivo di far circolare notizie in lingua italiana sul mondo cattolico, provenienti da tutti i continenti.

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
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