Come dalle ceneri della crisi d’agosto è nato un’altro inciucio. Incomprensibile ma indispensabile?

Dopo alcune settimane di tensione nella maggioranza giallo-verde, l’8 agosto 2019 Matteo Salvini, Ministro dell’interno e segretario politico della Lega annuncia l’intenzione di ritirare il sostegno del suo partito al governo, sebbene appena tre giorni prima abbia accordato la fiducia all’esecutivo per l’approvazione del cosiddetto decreto sicurezza bis. Salvini innesca così la crisi di governo e chiede la convocazione di elezioni anticipate. Ma, contrariamente a quanto da lui auspicato, ed inspiegabilmente date le premesse in cui i soggetti interessati si erano “tirati gli stracci” sino ad un attimo prima, in sede di consultazioni è nata una nuova maggioranza parlamentare tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali che ha dato al governo Conte II (chiamato dalla stampa “governo giallo-rosso” Dai colori tradizionalmente adottati dai partiti) è il sessantaseiesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il secondo della XVIII legislatura, in carica a partire dal 5 settembre 2019.
Giuseppe Conte ha ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’incarico di formare il nuovo governo il 29 agosto 2019, accettandolo con riserva. Il 4 settembre 2019 il presidente incaricato ha sciolto positivamente la riserva, comunicando contestualmente la lista dei ministri e il 5 settembre il Governo ha prestato giuramento di fronte al Capo dello Stato.
Il governo ha ottenuto la fiducia della Camera dei deputati il 9 settembre 2019 con 343 voti favorevoli, 263 contrari e 3 astenuti (i deputati della SVP)[2]. Il giorno successivo ha ottenuto la fiducia del Senato con 169 voti favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti (Gianluigi Paragone del M5S, Matteo Richetti del PD e i 3 senatori della SVP).
Et voilà, inciucio confezionato e servito a tempo di record, contraddizioni comprese.
La nascita di un nuovo Partito proposto da Renzi ha poi chiarito in parte l’arcano: serviva tempo.

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