Signor Ministro, in quest’ultimo periodo abbiamo notato un Suo notevole impegno su molti temi importanti, ma purtroppo dobbiamo constatare che è praticamente nulla l’attenzione rivolta al personale della giustizia.

Le carenze di organico che affliggono drammaticamente gli uffici giudiziari non hanno paralizzato l’attività degli stessi solo grazie all’impegno costante di questi lavoratori, che da anni si sobbarcano carichi di lavoro al limite della resistenza umana, svolgendo anche mansioni di livello superiore senza alcun riconoscimento, né giuridico né economico.

Crediamo sia giunto il momento, non più rinviabile, di prevedere ex lege la definizione di nuovi profili professionali e delle relative funzioni, altamente qualificati, con un adeguamento significativo dell’indennità giurisdizionale, attesi i compiti svolti e le alte responsabilità ad essi connessi.

Signor Ministro, la macchina della giustizia è ingolfata da anni, e il suo motore sono i lavoratori tutti, ai quali vanno riconosciuti in termini di inquadramento giuridico e di riconoscimento economico, l’impegno la professionalità da sempre dimostrati.

Con riferimento ai Magistrati, vogliamo evidenziare l’esigenza di integrare gli organici anch’essi carenti, ma anche l’esigenza di un controllo dell’attività degli stessi, nell’interesse generale del buon andamento della giustizia nel suo insieme.

Non va poi dimenticato come le lungaggini ed i ritardi della macchina giudiziaria abbiano una pesante ricaduta sul settore penitenziario, considerato come al 31 gennaio 2020 ben 9.795 detenuti si trovavano in attesa di primo giudizio, e 9.077 erano condannati non in via definitiva (appellanti, ricorrenti e con posizione giuridica mista), per un totale di ben 18.872 detenuti in custodia cautelare, su un totale di 60.971 presenze, pari a circa il 31% del totale[1]: un numero che contribuisce in modo decisivo al sovraffollamento carcerario e a tutte le gravissime problematiche ad esso connesse.

Sempre con riferimento al sovraffollamento dei nostri istituti di pena, evidenziamo che ben 19.841 erano i detenuti stranieri presenti alla stessa data[2]: anche questo è un numero importante, che potrebbe essere drasticamente ridotto attraverso la stipula di accordi con molti dei Paesi di provenienza di questi soggetti, con lo scopo di far scontare lì la loro pena.

E’ appena il caso di evidenziare come la riduzione delle presenze nelle nostre carceri permetterebbe l’applicazione del dettato costituzionale di cui all’articolo 27 in tema di funzione rieducativa della pena, oggi assolutamente improponibile, anche alla luce dell’applicazione fallimentare del modello della sorveglianza dinamica.

Pertanto, Signor Ministro, Le chiediamo di intervenire con la massima urgenza in favore del personale dell’amministrazione della giustizia, secondo quanto da noi indicato, al fine di sanare una situazione che dalle aule dei tribunali ai corridoi dei nostri istituti penitenziari, si va facendo ogni giorno più critica ed esplosiva, con gravissime ripercussioni sul lavoro e sulla vita stessa di migliaia di fedeli servitori dello Stato.

Restiamo in attesa di un Suo riscontro su quanto rappresentato, e porgiamo distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale Paola Saraceni

347.0662930 – fsi.funzionicentrali@usaenet.org     


[1] Dati della Sezione statistica del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

[2] Ibidem.