Il Segretario Generale FSI-USAE aveva da poche ore terminato la videoconferenza del Consiglio Nazionale di Federazione quando nel visionare i Filmati della conferenza stampa della protezione civile è sobbalzato sulla sedia. Non credeva alle sue parole. Non solo aveva dovuto deglutire che nell’accordo sulla sicurezza del lavoro non ci fosse alcun cenno alla situazione dei lavoratori del comparto della sanità. Operatori che con le direttive del Governo devono lavorare in condizioni precarie ed essere esposti, loro malgrado, al contagio di persone infette. Nessun accenno ai Professionisti che sono applauditi e ringraziati dai semplici cittadini e anche (da alcuni membri) dal Governo che invece, nei fatti, li espone senza tutele ai rischi che già oggi ci fa sapere di voler disconoscere in un prossimo futuro.
Nello stesso momento in cui si diminuiscono le tutele dei professionisti e degli operatori della Sanità che sono in prima linea a causa degli scioperi spontanei nelle fabbriche si sigla un protocollo per la tutela dei lavoratori del settore manifatturiero a cui dovranno essere garantite le giuste tutele e i dispositivi di protezione individuale ci si dimentica di citare le persone inviate al fronte di una vera e propria guerra NBC ed i motivi per cui dette tutele sono negate al personale sanitario in prima linea. Insomma chi deve produrre deve essere tutelato chi invece deve curare è equiparato a quella truppa che venne mandata al fronte russo con le scarpe di cartone o quella truppa che veniva mandata con i moschetti all’assalto dei cannoni la cosiddetta “carne da cannone”. Una omissione davvero ingiustificabile che tradisce la fiducia dei lavoratori.
<<Ciò che è avvenuto ieri è drammatico, deludente e assolutamente inaccettabile>> dice Adamo Bonazzi, Segretario Generale FSI-USAE, che continua: <<In conferenza stampa il rappresentante dell’ISS, l’epidemiologo dottor Paolo D’Ancona, ha detto che nel caso di infezione di operatori della sanità, si dovrà indagare, se tale infezione è stata presa in servizio ovvero fuori dallo stesso. Parole di una inaudita gravità ed assolutamente vergognose, alla luce del fatto che le direttive del Governo impediscono agli operatori di provare ciò, in quanto non sono previsti tamponi per gli operatori che durante il servizio vengono a contatto con persone già contagiate o potenzialmente contagiate. Tali parole prefigurano quindi la negazione del riconoscimento della malattia professionale e l’abbandono al loro destino di quei servitori del paese cha avranno la disgrazia di ammalarsi per aver servito il paese. Per questa ragione abbiamo chiesto una immediata smentita delle parole del dottor Paolo D’Anconaovvero la rimozione dagli incarichi dello stesso e dei suoi responsabili e una smentita ufficiale della Presidenza del Consiglio e del Ministero della Salute.>>
Alleghiamo copia della missiva.
Ufficio stampa FSI-USAE