Ancora una volta, in occasione di una partita di calcio internazionale (Roma – Real Betis Siviglia), svoltasi lo scorso 6 ottobre, la Città Eterna ha dovuto subire l’invasione di nuovi barbari, che hanno messo a soqquadro Piazza del Popolo,

ridotta ad una discarica a cielo aperto, con l’aggravante del danneggiamento della scalinata in marmo della Chiesa degli Artisti del Seicento. E’ appena il caso di evidenziare che i costi che sono stati necessari al ripristino della piazza e quelli che serviranno per il restauro della scalinata saranno a carico della municipalità, e non certo degli autori di quanto descritto: quello che non ha prezzo, è la ferita inferta alla città, le cui immagini hanno fatto rapidamente il giro del mondo. L’episodio vanta purtroppo numerosi precedenti, l’ultimo dei quali vide protagonista nel 2015 la violentissima tifoseria olandese, che vandalizzò il centro di Roma, danneggiando gravemente la Barcaccia, la storica fontana di piazza di Spagna. Se la responsabilità di questi gravi fatti è di questi gruppi, più o meno organizzati che, prendendo a pretesto un evento sportivo, danno sfogo ai loro istinti peggiori, non possiamo esimerci dal denunciare contestualmente le gravi omissioni di chi è preposto alla tutela dell’ordine pubblico nella Capitale. Nei giorni immediatamente precedenti l’evento, la società andalusa aveva diffuso una locandina destinata ai propri sostenitori in trasferta, che raccomandava di non sporcare Roma e di comportarsi in modo adeguato: evidentemente conoscono bene i loro tifosi, e riteniamo che tale iniziativa avrebbe dovuto mettere in guardia le nostre autorità. Di contro, notiamo che in altri Paesi d’Europa, i sostenitori delle squadre ospiti vengono opportunamente controllati e spesso scortati allo stadio, impedendo loro di avventurarsi per il centro delle città o, se questo avviene, i controlli sono rigidissimi e, in caso di trasgressioni, scattano fermi ed arresti, talora anche in misura eccessiva e gratuita (Varsavia 2013 docet). Senza ovviamente auspicare mai azioni eccessivamente repressive e lesive delle libertà individuali, crediamo che in occasione di questi eventi debba essere agita una efficace prevenzione, atta a tutelare le nostre città da simili aggressioni: basterebbe, ad esempio, impedire ai tifosi di fare i turisti e di scorrazzare in giro per la città, creando delle zone franche fuori città in prossimità dei loro punti di arrivo, per scortarli poi fino allo stadio, andata e ritorno. Sarebbe poi interessante ipotizzare che i costi di queste operazioni fossero a carico delle stesse società sportive i cui fans si muovono per l’Europa: come tifosi, appunto, non per fare i turisti per caso, attività per la quale ci sarà sempre tempo, ma in altre occasioni.

Il Coordinatore Nazionale Paola Saraceni 347.0662930 fsi.funzionicentrali@usaenet.org