Lettera trasmessa al Ministro dell’Interno Minniti e al Ministro della Giustizia Orlando

È proprio il caso di affermare che in materia di Giustizia l’approssimazione degli ultimi governi la fa da padrone.

In questo quinquennio e nel biennio Monti sull’altare della spending review, termine esterofilo per nascondere i più prosaici tagli dei servizi al cittadino, sono stati chiusi Tribunali e sezioni di Corte d’Appello rendendo per molti oneroso e disagevole l’accesso ai diritti soggettivi.

Sono state svuotate le carceri per non incorrere in sanzioni da parte del Tribunale Europeo, utilizzando l’escamotage della depenalizzazione. Sicché svariati reati non comportano più l’arresto e svariate migliaia di criminali sono liberi di fare quel che sanno fare meglio. I criminali.

Si è optato per la cosiddetta “sorveglianza dinamica” per evitare di assumere personale gravando i superstiti agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, che sono ormai avanti negli anni, di oneri e rischi giacché la sorveglianza dinamica non ha comportato un mutamento delle loro responsabilità in caso di evasione, risse, omicidi/suicidi e quant’altro.

Bene, il risultato è stato che le periferie sono adesso in mano alla criminalità (Ostia docet) ma le carceri si sono nel frattempo di nuovo “dinamicamente” riempite disponendo solo di un piano di tagli e non di un piano di prevenzione.

A proposito di prevenzione…

Siccome la si fa sul territorio e lavorando sui giovani, ci tocca parlare di Giustizia Minorile. Pare che avrebbe così ben lavorato negli anni che i minori autori di reato sono diminuiti di numero.

Al che, i predetti governi, piuttosto che dire: “bravi, grazie!”, hanno prima immesso nelle carceri minorili detenuti ultraventunenni facendo collassare un sistema tarato per funzionare con un altro tipo di utenza. Poi, non contenti, hanno affidato le strutture nelle mani dei neo-immessi Commissari di Polizia Penitenziaria che, malgrado la buona volontà, provenendo nella maggior parte dei casi, direttamente dalle aule universitarie, si sono trovati a dover gestire dinamiche per loro aliene e sconosciute.

Ma fatto il danno trovati i colpevoli, individuati ora nei Direttori ora nel personale di Polizia Penitenziaria ora in quello civile. Ora in tutti e tre.

Abbiamo assistito così alla sarabanda dei cambi di Direttori e Commissari. Ma niente di nuovo sotto il cielo.

Così ecco a voi il colpo di genio: dopo aver chiuso le Comunità dell’Amministrazione ed avere esternalizzato i costi della presa in carico dei minori autori di reato dandolo ai privati convenzionati, con dubbi risultati, si procederà a breve all’annessione alle carceri minorili (che non hanno più minori) dei Centri di Prima Accoglienza che invece si occupano solo di minori e sono strutture aperte al territorio e da sempre sinergicamente collaborative con gli Uffici di Servizio Sociale.

Il fatto non è di per sé scandaloso. Ci può stare che un’Amministrazione accorpi, annetta, ridefinisca i suoi servizi. Ma in questo caso la montagna ha partorito il topolino.

Invece che tagliare rami secchi e strutture sovradimensionate ha scelto la mossa meno logica e più devastante. Ma tanto, alla fine, se ancora il sistema disfunzionerà, la colpa sarà sempre dei Direttori, oppure dei Comandanti e perché no… anche degli operatori!

In tutto questo dove sono finiti i sindacati, almeno quelli che fanno il pieno di tessere vere o farlocche? Dove sono gli strenui difensori di diritti e principi?

Non pervenuti!!!

Noi che invece abbiamo a cuore i lavoratori ma anche i servizi al cittadino ribadiamo di come sia necessario ripensare tutta la macchina della Giustizia e, nel caso di specie, della Giustizia Minorile, cominciando con l’annettere gli IPM alle Case Circondariale degli adulti in speciali sezioni minori. Anche perché dei circa 600 detenuti delle strutture minorili, il 70% non sono più minori da tempo.

Quindi gran bel risparmio per lo Stato!

Per altro, in tal modo si libererebbe personale, civile e di polizia penitenziaria, preparato che verrebbe impiegato per davvero nell’operatività di questo Dipartimento che si chiama della Giustizia Minorile e di Comunità malgrado qualcuno abbia inteso l’acronimo DGMC come Dipartimeno della Giustizia Minorile e delle Carceri.

Chiediamo, altresì, che le comunità ministeriali vengano riaperte, che i CPA siano autonomi o annessi ai Centri Diurni.

E che CPA, comunità, USSM e UEPE costituiscano il nerbo della Giustizia Minorile parte del DAP come ufficio autonomo. Che era quel che avveniva un tempo quando è nato questo mondo, i suoi servizi e la sua mission e quando ancora prosperava.

Queste politiche farebbero davvero risparmiare milioni di euro liberando risorse e efficentizzando la macchina dello stato.

Il resto è un inesorabile cammino verso la distruzione di un’esperienza innovativa, che il mondo ci invidia e che, se sono veritiere le statistiche in materia di reati, ha ben operato negli anni.

Il Coordinatore Nazionale Funzioni Centrali
Paola Saraceni
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